Cupole ricoperte da mille sfumature di blu e azzurro, minareti e antiche città caratterizzati dai toni caldi dell’argilla, antiche vie che attraversano il deserto e che collegano luoghi tra loro distanti migliaia di chilometri; ma anche grattacieli moderni e treni veloci, piazze che ricordano un passato non così lontano, legato al blocco sovietico.
Nomi come Bukhara, Khiva, Tashkent forse non ci risultano molto familiari, ma se diciamo Samarcanda sicuramente la mente corre subito in Asia centrale e più precisamente in Uzbekistan. Siamo in quella parte del mondo dove quasi tutti i paesi hanno il nome che termina in “an”, un luogo di passaggio da sempre, dove si incontrano volti che ricordano popoli dell’estremo oriente, delle steppe nordiche e dei paesi europei, dove si sentono lingue molto diverse tra loro, ma che in un modo o nell’altro riescono a comunicare; religioni e tradizioni differenti, alcune anche molto antiche, che fanno parte della vita moderna; cibi fatti “come una volta”, come il pane cotto sulle pareti dei grandi forni tradizionali visibili ancora nei mercati delle città o accostamenti per noi un po’ particolari, come il tè caldo accompagnato da una fetta di anguria o di melone.
La scoperta dell’Uzbekistan richiede tempo, le distanze possono essere lunghe e anche se percorse non più a dorso di cammello o cavallo possono comportare molte ore di strada che però permettono di osservare come il paesaggio cambi, anche di molto: si va dalle grandi città moderne, con centri industrializzati all’avanguardia, a periferie dove si incontrano ancora i contadini spostarsi a bordo di carretti trainati dagli animali, alle lunghe distese desertiche costellate qua e là da antichi e moderni caravanserragli.
Se tutto ciò vi ha incuriosito eccovi alcune foto per iniziare a viaggiare in questi magnifici luoghi e vi suggeriamo anche il brano Rano Sabirova / Рано Сабирова – Бугмача Бил, della fine degli anni‘70, per ritrovare un po’ di contaminazione anche in ambito musicale.