MAH: La felicità si misura? Chiedilo a Freedom Street Radio!

di Giambattista Schiaffino

MAH
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Ah felicità…con un sospiro, il buon Lucio (Dalla) lo ha chiesto a nome di tutti: su quale treno della notte viaggerai. Perché sì, con amara consapevolezza sappiamo che passerai, ma come sempre in fretta non ti fermi mai…e così resta una sfuggente romantica conquista mai riuscita, talvolta solo sfiorata; oggi, come non mai, quasi irraggiungibile.

Filosofi, economisti, psicologi, poeti, sociologi, scienziati si arrovellano continuamente cercando il bandolo della matassa di questa sospirata felicità: una formula, una definizione universale, piccole e grandi cose della vita come raccontano Albano e Romina e forse un rumore, come direbbero i Negrita, quello che ti accompagna e che diventa backing track di una vita che brucia nelle vene e diventa serenità e paura, coraggio ed avventura e ti fa sentire profondamente vivo.

Il dilemma resta: quanto sei felice ora? Quanto lo sei in generale? E perché non lo sei?

Con insolita lucidità, anche Shakespeare nel 1600 ha provato a incassellare la questione identificando 7 età dell’uomo nella commedia Come vi piace: il protagonista nel suo monologo indentifica la prima fase, quella in cui il neonato vagisce e sbava in braccio alla nutrice fino ai 10 anni, come la più felice, insieme alla vecchiaia (per chi ci arriva!) in pensione e in salute. I motivi sono semplici: zero pensieri e puro godimento (in teoria). In pratica non è proprio così, tant’è che i Nobel Angus Deaton e Daniel Kahneman nel 2010 si sono infilati nel vicolo di una controversa indagine statistica al fine di studiare il rapporto tra emotional well-being (felicità contingente) e life satisfaction (soddisfazione complessiva della vita).

La verità è che la felicità è una questione soggettiva e legata al contesto, certamente influenzata dall’economia ma che non dipende esclusivamente da essa: reddito e felicità non sono direttamente proporzionali e grazie all’indagine dei due prodigi anche il paradosso di Easterlin è risolto!

Forse è necessario saltare indietro, molto indietro e tornare alla radice della parola: felicità viene dal latino felix che significa abbondanza; i greci parlavano di eudaimonia che significa “avere un buon demone dentro di sé”, dove il daimon aristotelico è neutro, libero dalla sua connotazione negativa. Ogni eroe del mito greco-latino sa che deve ingraziarsi gli dèi e che molto dipende da se stesso e così anche la felicità. Per questo è necessario l’esercizio della virtù, nonché la realizzazione della propria vocazione, del proprio desiderio. No excuses! Stop negativity! Basta con il contagioso e nefasto doomscrolling! Come fare?

Freedom Street Radio è una radio felice e promuovendo la passione per la musica si impegna ad essere fonte di spensieratezza perché nella libertà c’è spazio per ogni tipo di felicità. Per questo ha realizzato il MAH = MEASUREMENT OF AGGRAGATE HAPPINESS, lo strumento per la misurazione della felicità collettiva: vieni in radio e posiziona la calamita. Scommetti che se cambi prospettiva (e ascolti Freedom Street Radio), anche l’universo ti viene incontro?!

A volte basta poco, magari basta un vocale di dieci minuti, soltanto per dirti quanto sono felice; Tommy Paradiso ce lo suggerisce con un appellativo un po’ scarlatto,però ha ragione…questa felicità, dura un minuto, ma che botta ci dà!

Cambia ossessione con la nuova ricetta: Libera la mente, asseconda il desiderio, ascolta FSR e sii felice! …e se devi ritararti c’è sempre il MAH!

Se Freedom (Street Radio) is HAPPINESS, vale ancora di più Tomorrow is now: una radio libera è felice ed è fatta di speakers e ospiti che amano quello che fanno e sono portatori e distributori di felicità per il presente e per il futuro.

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