Intervista a Marco Biondi

di Cristian Zaffaroni

Intervista a Marco Biondi
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Ciao Marco, intanto ti ringrazio per la tua disponibilità. Partirei dal presente per parlare della tua carriera ed al tuo approdo a Radio Capital come conduttore del programma “Capital Records” in onda dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 18. Come è nata la collaborazione con una delle più importanti radio italiane?

Guarda, è nata in maniera casuale. Bisogna dire una cosa: io sono andato via nel 1998 ma con tutte le persone che fanno parte del gruppo Gedi quindi Radio Deejay, M2O, Radio Capital, siamo sempre rimasti in contatto, ci siamo sempre sentiti con tantissimi di loro e quindi il rapporto è sempre stato buono. Semplicemente abbiamo percorso due strane diverse ma siamo sempre rimasti in buonissimi rapporti e di grande stima. E’ successo casualmente: io ero solito fare dei sondaggi sui miei social ed un giorno ho chiesto ai miei follower era quale fosse, per loro, la radio che proponeva la musica migliore. E’ uscita Radio Capital.

La cosa mi ha colpito non perché non conoscessi la radio, ma perché di solito i follower votano per affetto le radio in cui si sono stato e io in quella radio non ci ero mai stato.  Ne ho pertanto rifatto un altro che ha dato lo stesso risultato. A quel punto ho incontrato casualmente Franco Russo (storico tecnico di Radio Deejay dell’epoca e di Capital poi), gliene ho parlato ed ho girato questa cosa a Luca Sacchi (programmatore di Radio Capital) che a sua volta lo ha girato a Linus. A quel punto, incuriosito da questa cosa ho fatto un sondaggio più grande su tutti i miei canali ed ha vinto ancora Radio Capital. A quel punto ho mandato un messaggio direttamente a Linus informandolo. Da lì è nato un contatto, sono venuto a conoscenza che in quel momento avevano un problema con il loro palinsesto e stavano cercando una persona che potesse coprire la fascia pomeridiana settimanale. Ci siamo incontrati e la cosa è andata in porto

Quindi era scritto nel destino che dovevi andare a lavorare a Capital

Guarda, mi è sembrata la chiusura di un cerchio, la sensazione di essere tornato a casa. La sede è sempre quella: via Massena, 2 come tutte le radio del gruppo. Sono tornato a lavorare con le persone con le quali avevo già lavorato a Radio Deejay: è stato come incontrare nuovamente persone con le quali, come ti dicevo, non ci siamo mai persi di vista. Quindi veramente la considero come una chiusura di un cerchio e che spero vada avanti per tanto tempo.

Ci vuoi raccontare come avviene la programmazione giornaliera del programma?

Si guarda è molto semplice ed è la stessa cosa che faccio da tanti anni. La radio, tramite l’ufficio musica, che è davvero fenomenale, mi propone una programmazione sulla quale io poi vado ad inserire i brani che mi servono per contenuti o delle chicche che voglio proporre quel giorno. E’ un lavoro d’insieme fatto con Luca Sacchi, Andrea Prezioso, Maurino, il mio regista e la mia redattrice elisa. Quando ho fatto i primi colloqui con Linus e Luca Sacchi abbiamo parlato anche di musica e io stesso ho detto loro di passarmi la programmazione perché sapevo che avevano un catalogo fantastico, in linea con il mio gusto che ben si adattava al tipo di programma che avrei voluto fare. Se avessi avuto delle richieste particolari sarebbero state aggiunte.

Facendo un paragone con un altro storico programma ovvero “Pop News”, che hai condotto per anni a Radio Deejay che era prettamente un programma di informazioni e notizie musicali, immagino che forse rispetto a quei tempi recuperare informazioni e notizie ora è più semplice o riscontri le stesse difficoltà dell’epoca?

No, è semplicemente diverso. All’epoca non c’era internet quindi io mi ero creato un giro di persone di fiducia: le notizie mi arrivavano direttamente da discografici, promoter e mi appoggiavo anche a diversi fan club e quindi le informazioni che mi arrivano erano sicure e verificate.

Solo che oggi siamo sommersi da notizie, la metà delle quali spesso sono fasulle e quindi il lavoro grosso da fare è avere dei riferimenti con persone o testate giornalistiche credibili in modo che sai che le cose che andrai a raccontare siano credibili. A me per molto tempo hanno chiesto se oggi, nell’era di internet un programma come era “Pop News”, avrebbe senso. Io ho sempre risposto che avrebbe senso perché in un mare di fake news che c’è in giro, potrebbe essere il programma che ti dice cosa è vero e cosa no. E’ questo quello che sto facendo. Poi io sto puntando molto alla interazione con gli ascoltatori perché è fondamentale, purché si racconti delle cose abbiano un contenuto. A me piace molto quando gli ascoltatori mi raccontano delle storie. In una delle mie ultime puntate, per esempio, sono partito con Lucio Battisti ed ho raccontato del mio incontro casuale con lui in aeroporto. Da lì ho chiesto se anche qualche a qualche ascoltatore fosse mai capitato di avere incontri casuali con qualche artista, cantante, etc. etc. Ebbene sono uscite delle storie meravigliose. A me piace questo, perché reputo il pubblico di Radio Capital molto ricettivo, preparato e tanti argomenti che tratto all’interno del mio programma sono spunti che mi danno gli ascoltatori con i loro racconti

Prima di lavorare in una radio prestigiosa come Radio Capital, c’è stato un periodo della tua vita in cui tu hai collaborato con realtà locali. Volevo sapere da te come sta la radio, sia web che fm

A me piacciono molto le realtà locali, mi sono trovato molto bene con alcune e con altre è stata una grossa delusione. Ho tutt’ora una collaborazione con Deejayfox Radio Station, Radio Rock che per me è stata una ventata di ossigeno e di energia dove ho trovato un bellissimo ambiente fatto di persone molto preparate. D’altro canto, soprattutto andando indietro prima di collaborare con queste realtà, andando in giro per l’Italia ho visto alcune realtà dove ho capito che non c’era il gruppo radiofonico che serve per fare bene in radio. La verità sta nel mezzo: ci sono realtà bellissime e voi ne siete un esempio. La realtà parla chiaro con i numeri che state facendo, per la qualità dei programmi e per la qualità delle persone che sono li con voi. Diciamo che ci sono diverse radio che si credono arrivate quando non lo sono. Non parlo dei network ma delle realtà locali.

Hai iniziato a trasmettere nella radio del tuo paese e 11 anni in radio locali. Quindi hai fatto tantissima gavetta.  Pensi che per un ragazzo giovane che vuole iniziare ad avere una carriera nel mondo della radio, ora sia più semplice o difficile emergere?

Dipende da lui: se vuole emergere subito, prenderà delle cantonate clamorose e non emergerà. Se invece vuole emergere piano piano nel tempo per poi costruirsi un background che gli permetta di andare avanti e resistere ai tempi ed alla rivalità deve darsi da fare e allora ci riesce. Questo è lo stesso consiglio che do agli artisti della Sorry Mom: se volete tutto e subito andate da un’altra parte. Noi cerchiamo di far crescere le nostre band ed i nostri artisti e nel momento in cui vediamo che qualcuno ha fretta, sappiamo già che non succederà niente. La gente non capisce che anche nella musica POP, artisti come Tananai, Mahmood, Rose Villain son in ballo da quindici anni e non hanno avuto quindi successo immediatamente. Nella radio è la stessa identica cosa. Oggi fare la gavetta è più semplice perché ci sono persone che ti possono insegnare, ci sono corsi radiofonici che prima non c’erano. Noi imparavamo tutto sul campo.

Nella tua vita né avrai viste e vissute tante…hai mai pensato di scrivere un libro?

No, me lo hanno già chiesto in tanti ma non ho nessuna intenzione. Ho scritto prefazioni a diversi libri, però non ho nessuna intenzione di scriverne uno mio. Mi interessa fare e vivere il presente, il libro è un po’ una cosa riepilogativa che poi è giusto fare ma non ora. Magari quando andrò in pensione… (ride ndr)

C’è un episodio particolare o una giornata particolare della tua carriera che ti porterai per sempre nel tuo cuore? Immagino che ce ne siano tanti, ma uno in particolare?

Il primo che mi viene in mente è l’incontro con David Bowie. Per una persona come me, nata e cresciuta a pane e David Bowie è qualcosa che ricordo ancora come se fosse accaduto ieri quando invece risale al 1993. Io andavo spesso all’estero per la radio per fare le interviste, un giorno Dario Usuelli che conosceva il mio amore per Bowie, mi propone di andare a Londra a fare una intervista senza specificare a chi. MI dice solo che avrei dovuto partire la mattina e tornare subito in giornata. Quando aggiunse che si trattava di Bowie, non ci volevo credere.

Sono partito al mattino da Linate per andare a Londra, ho preso il taxi che mi ha portato in periferia in un capannone adibito a studi cinematografici. Da Roma è arrivata Arianna della BMG e insieme ci siamo trovati davanti a lui. Abbiamo trascorso una mezz’oretta in tutto ma sono stati momenti surreali perché lui è indescrivibile. E’ una persona con un carisma assurdo ed è lui che ti mette a tuo agio. Mentre io mi stavo accertando che la parte tecnica funzionasse lui parlava di arte rinascimentale italiana con Arianna. Era uscito in quel periodo il libro della sua ex moglie, Angie nel quale aveva raccontato peste e corna su di lui. Allora io prima di iniziare l’intervista dissi che avevo preparato una domanda sul libro e chiesi se potevo fargliela. Lui sorridendo mi disse che avrei potuto fargliela tranquillamente. Iniziammo l’intervista e quando arrivammo alla domanda, e uscì tutta la sua immensità. Quando gliela feci lui mi guardò sorridendo e mi disse: “ma sai Marco sono cose di quel tempo, non mi ricordo neanche”. In quel momento volevo avrei voluto fargli un applauso perché, uno non mi aveva detto di no mettendomi a mio agio, poi mi aveva dato una risposta da applausi, mi aveva risposto senza rispondermi. Tutto questo con questo suo sorrisone che tutti conoscono.

Parlando invece di musica ed una delle cose più attuali è stato il recente Festival di Sanremo. Tu come me, so che sei un grande estimatore di Lucio Corsi ti aspettavi questo impatto così clamoroso che ha avuto?

No, ma lo speravo pur essendo sicuro che tanto non sarebbe successo. Ricordo che quando hanno annunciato il cast, ho avuto quattro nomi che hanno attirato la mia attenzione ed erano Lucio Corsi, Brunori in primis, Joan Thiele E Willie Peyote. Aver visto Lucio Corsi e Brunori arrivare secondo e terzo a Sanremo lo rende, probabilmente, il miglior Sanremo degli ultimi vent’anni.

Cosa ne pensi dello stato attuale della musica in Italia

A me piace molto. Intanto abbiamo un sacco di artisti famosi che fanno ancora ottimi album, ad esempio Cesare Cremonini per dirne uno, o altri. Ci sono giovani a seguire o pseudo tali, che fanno cose interessanti. C’è una lista di band o cantautori che stanno producendo cose molto belle. Ci sono ad esempio artisti di nicchia come Daniela Pes, che sta facendo cose meravigliose, poco radiofoniche magari ma che andrebbe seguita e tanti altri. Bisognerebbe smettere di passare in radio sempre solo i soliti nomi. Sanremo ha dato soprattutto quel segnale, ovvero la trap, il pop becero da classifica era tutto in fondo se ci hai fatto caso. Se si analizzano le prime undici posizioni della classifica finale di Sanremo, in un modo o nell’altro sono tutti cantautori. Oltre a Lucio Corsi e Brunori di cui abbiamo già parlato, Olly è un cantautore, Achille Lauro e Fedez sono cantautori. Giorgia è una cantautrice. Quindi ben vengano.

Veniamo invece alla tua attività con Sorry Mom. Volevo che tu raccontassi che cosa fai ed i progetti attuali e futuri

Noi con la Sorry Mom cerchiamo di far crescere i nostri artisti. Noi abbiamo un roster prevalentemente rock e dintorni e ci sono persone di tutte le età, anche giovanissimi. Abbiamo ad esempio una band di quindicenni di cui abbiamo appena pubblicato il primo singolo che sono fantastici ed è chiaro che vanno seguiti e vanno cresciuti. Ci sono altri che sono un po’ più affermati che magari hanno più esperienza. Noi quello che facciamo è fornire tutti i servizi di cui hanno bisogno, quelli principali e cercare di inserirli nel mondo discografico, cosa che al giorno d’oggi è molto molto difficile. Noi abbiamo la fortuna di appoggiarci con la nostra etichetta a quattro distributori importanti che sono: ADA di Warner Music, The Orchard di Sony oppure Artist Firs, mentre l’etichetta Be Next Music è distribuita da Universal Music Italia. Facciamo consulenze di ogni tipo, pubblichiamo, ci occupiamo del management e dell’ufficio stampa. Poi il mercato discografico oggi è difficile? Si, è molto difficile. Però senza questi servizi, è veramente difficile. Ci sono artisti che decidono di fare tutto da soli, però a mio avviso oggi non porta da nessuna parte “il fai da te”. Questo perché questo mondo è fatto di contatti, se ad esempio propongo un’artista a Billboard in Italia per un video è perché ho dei contatti che ci possono aiutare.

Tra l’altro noi come radio, abbiamo programmi che propongono artisti e band emergenti ed è capitato diverse volte che appartengono alla Sorry Mom:

Si lo so, infatti ne avrei approfittato per ringraziarvi. Tornando al discorso che si faceva prima sulle web radio, è da qui che si capisce che radio come la vostra, sono importanti perché danno spazio a questi artisti. Il problema per noi o per altre strutture come la nostra è trovare gli spazi giusti per farli conoscere. A volte quando tu sei emergente hai già delle porte sbarrate a prescindere, cioè non ti calcolano neanche. Spetta a noi aprirle piano piano, proponendo i nostri artisti in apertura a qualche band affermata o una porta per le radio per le interviste.

Questa difficoltà ad emergere per i giovani artisti, a tuo avviso succede anche all’estero o è un problema unicamente nostro?

All’estero c’è più cultura musicale soprattutto in Gran Bretagna. Perché il pubblico va a vedere i concerti degli artisti emergenti, mentre in Italia si spendono tantissimi soldi per il grosso nome che poi vedrai in mezzo a 100mila persone su uno schermo, ma poi nel piccolo club sotto casa vengono a suonare cinque band ad un prezzo esiguo e non ci andiamo.  Come ho detto una volta in diretta a Radio Capital: questi futuri signori X, se non li sosteniamo non ci saranno. Se nessuno avesse sostenuto gli Afterhours, i Marlene Kuntz o i Bluvertigo all’inizio delle loro carriere, non ci sarebbero stati. Una volta in Italia c’era molta più cultura musicale.

Siamo arrivati alla fine, ti ringrazio a nome di Freedom Street Radio.

Grazie a voi è stato un piacere.

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